É dedicata a san Salvatore da Horta, grande taumaturgo attivo nella Sardegna di fine Cinquecento, l’ultima delle tre cappelle votive, in fondo alla navata laterale, in cui è esposta al culto popolare una reliquia molto preziosa del santo francescano: il cuore. Tutto il resto del corpo di san Salvatore è conservato nella chiesa di santa Rosalia a Cagliari, città in cui il frate spagnolo è morto nel 1567.
Fra Salvatore è tanto amato dal popolo per i suoi miracoli, quanto ostacolato dai suoi confratelli che non credono in lui. Salvatore Grionesos nasce a Santa Coloma de Farnés (Catalogna, Spagna) nel dicembre 1520. I genitori lavorano nell’ospedale della città e qui il piccolo Salvatore esprime una sensibilità particolare per i malati. A quindici anni resta orfano con una sorella minore a carico. Per mantenerla fa il calzolaio. La sorella si sposa e Salvatore può dedicare la sua vita alla fede religiosa, come desidera da sempre.
Va a vivere nell’Abbazia benedettina di Montserrat e, in seguito, entra nel Convento dei frati francescani di Barcellona dove fa la sua professione religiosa. Trasferitosi nel Convento di Tortosa, poiché è povero e non può pagarsi gli studi, svolge con umiltà e diligenza i lavori più faticosi che gli vengono affidati. Fra Salvatore digiuna, prega, cammina a piedi nudi anche d’inverno e i suoi poteri miracolosi cominciano a manifestarsi. Il primo avviene nel 1542. A Tortosa sta per arrivare il cancelliere del Viceré con il suo seguito. Il cuoco, ammalato, incarica Fra Salvatore di occuparsi della cucina, ma il frate, rapito in preghiera, non bada al banchetto. Il padre guardiano, infuriato, lo trascina a forza nel refettorio, ma, aperta la porta, vede con stupore che la tavola è apparecchiata e tutto è pronto per l’ospite.
Avviene un altro miracolo. Fra Salvatore visita una povera casa dove c’è un ragazzo ammalato gravemente. Il santo pone le sue mani sulla fronte del giovane recitando l’Ave Maria e lo guarisce. Salvatore opera tante guarigioni ma la sua fama suscita l’ostilità dei superiori che, per allontanarlo dal popolo che lo acclama, lo trasferiscono in altri conventi spagnoli della Catalogna (da Tortosa a Bellpuig e ad Horta), arrivando a cambiare anche il suo nome in Fra Alfonso. Accusato, poi, da invidiosi confratelli di essere posseduto dal demonio, viene denunciato all’inquisizione spagnola, ma, non trovando nulla a suo carico, viene assolto. Fra Salvatore non replica alle accuse, con francescana umiltà dice: «I miracoli non li faccio io. È il Signore che li opera. Io sono un povero peccatore». Trasferito a Cagliari, in Sardegna, Salvatore viene accolto con fiducia dai confratelli e con devozione dal popolo.
La devozione per il santo di Horta è presente in Spagna e in varie parti d’Italia, molto viva anche nel nord Sardegna, come dimostrato dal fatto che il nome di Salvatore, declinato in forme anche molto originali (Tore, ad esempio, e per le donne, Ika, diminutivo di Salvatorica) è molto comune tra le persone del posto, in onore dell’umile frate taumaturgo.
La festa liturgica di san Salvatore da Horta in Sardegna è celebrata il 18 marzo.