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Perché confessarsi

Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Dalla Lettera agli Ebrei 12,1-2a).

La Vergine Maria incoraggia alla Riconciliazione. Nei primi secoli i santi Padri non di rado affermano che il grembo verginale della Madre del Signore è stato il luogo dove si è instaurata la «pace» tra Dio e l’umanità. «A motivo della sua maternità divina la beata Vergine è divenuta socia di Dio – insegna san Giovanni Paolo II – nella stessa opera della riconciliazione». Nel Medioevo gli scrittori ecclesiastici chiamano la beata Vergine Maria «via di riconciliazione», come pure «madre di riconciliazione», per il fatto che da lei è nato Gesù Cristo «riconciliazione dei peccatori». I credenti, che almeno dal XII secolo la venerano con il titolo di «Rifugio dei peccatori», ricorrono fiduciosi alla beata Vergine per ottenere la «grazia della riconciliazione».

Il peccato, come resistenza a Dio, non solo frena la corsa, ma impedisce di partire, costituisce una gabbia che ci imprigiona, che ci circonda come assedianti che attendono la nostra resa, alimentando l’illusione che rimanendo chiusi nel castello del nostro egoismo e di una presunta autosufficienza possiamo essere al sicuro. La vittoria sta nel rompere l’assedio, nello spezzare le catene, nell’aprire la gabbia e uscire da noi stessi per andare verso Dio, che come Padre ricco di misericordia scruta l’orizzonte e ci viene incontro con il suo abbraccio di amore. Lo slancio della corsa, frenato dal peccato, è liberato dalla misericordia di Dio, che la Chiesa celebra nel sacramento della Riconciliazione.

Luis F. Card. Ladaria
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Fondamenti e implicanze teologiche del sacramento della riconciliazione, 2019