Questa cappella, il cui altare è stato demolito, ospita un Crocifisso ligneo attribuito a bottega lombarda della seconda metà del XV secolo. La statua mostra il progressivo superamento del modello gotico doloroso e l’assimilazione degli schemi figurativi del rinascimento toscano. Probabilmente giunse nell’isola con qualche minorita dei tanti che provenivano dall’Italia Settentrionale.
Ai piedi del Crocifisso è collocata l’urna che custodisce il corpo di santa Vittoria, vergine e martire, proveniente dalle catacombe romane di Priscilla e dal 1817 custodito nel nostro Santuario. Chi fosse e quale sia stato il vero nome della giovinetta martirizzata non appare dai documenti di autenticità trasmessi da Roma insieme alla reliquia. La relazione medica dell’ultima ricognizione, avvenuta tra il 1994 e il 1995, attesta che l’età della fanciulla sgozzata doveva essere intorno ai 15-18 anni.
Dalle iniziali S.V. ricamate sulla fascia di velluto rosso che le cinge la vita, la tradizione popolare ha desunto che il nome della nostra martire fosse Vittoria, ma senza poterne avere certezza storica. Il Martirologio romano ricorda due sante che portano questo nome, entrambe martiri: una a Cordova, al tempo di Diocleziano, l’altra a Roma, insieme con Anatolia, al tempo di Decio. Probabilmente è questa seconda ad essere venerata in Sardegna già in antico e verso la quale crebbe il culto durante le incursioni arabe, dal momento che il nome stesso invitava ad evocarla. Una delle più interessanti chiese locali dedicate alla santa è quella di Thiesi. Nel Barigadu c’è anche un paese che prende il nome dalla santa: Nughedu S. Vittoria.